Questa situazione di emergenza sanitaria ha creato notevoli difficoltà alle realtà sociosanitarie e a tutti coloro che a diverso titolo si occupano di persone con demenza.
Alcune realtà hanno saputo reagire prontamente, con grande attenzione ai loro anziani, ma forse anche con una dose di fortuna.
Ovviamente tutti noi avremmo fatto volentieri a meno di una tale catastrofe, ma purtroppo sembra che l’essere umano non sia sempre in grado di cambiare con la logica. Solo di fronte ad eventi forti si rende conto dell’importanza dell’altro, di un abbraccio, di una sua specificità, della sua storia.
Credo che tutta questa situazione di crisi sanitaria e sociale abbia reso ancora più evidente come all’interno delle realtà sociosanitarie la carta vincente sia data dalla specificità, da risposte individuali, dai piccoli bisogni e non dalla generalità.
Quando si parla di grandi numeri il rischio è quello di perdersi e di perdere di vista l’obiettivo delle persone, ovvero il loro ben-essere.
Questo è un cambiamento storico e seppure tragico, cerchiamo di trarre le giuste misure per ripartire con il piede giusto.
Le organizzazioni devono utilizzare questa sospensione per riorganizzarsi non solo a parole ma nei fatti partendo da veri modelli che tengano conto delle persone nella loro specificità e storia di vita, questo comporta delle rivoluzioni ma credo che questo tempo sia proficuo proprio per cambiare.
Cambiare vuol dire anche agire e fare delle scelte. Queste possono essere restare nella propria confort zone che permette di non rischiare sicuramente ma anche non evolversi oppure tentare di andare verso un nuovo obiettivo.
La mia intervista alla Tv il 13:
https://www.facebook.com/1651393151647406/posts/2837323099721066/
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