Parlare di Montessori come scienziata fa subito venire alla mente il suo grande lavoro nei confronti dei bambini, a tutto ciò che ci ha lasciato come grande pedagogista, eppure in questi ultimi anni si sta riscoprendo non solo nel campo dell’infanzia ma anche perché il suo metodo è applicabile anche per le persone affette da demenza.
Già in passato uno studioso americano Cameron Camp aveva colto la preziosa validità di tale sensibilità scientifica proprio per la possibilità di applicazione alle persone con demenza.
Mi sono ritrovata nell’intuizione del pensiero meno di come è stato utilizzato e con il libro Intuizioni montessoriane per la demenza, una nuova visione di cura, ho voluto basarmi più sugli aspetti di pensiero della famosa pedagogista italiana che inizialmente, con grande fatica semplicemente perché donna, ma con tanta caparbietà, riuscì a farsi riconoscere nel difficile panorama scientifico dell’epoca.
Come sempre non si è mai profeti in patria e solo con il passare degli anni e con le conferme delle neuroscienze, oggi il suo prezioso metodo non è solo un valido supporto per il mondo del bambino in crescita ma per il mio lavoro, un notevole bagaglio di opportunità e possibilità di intervento nel mondo della persona con demenza.
Ma come può un modello di questo genere non far cadere nel tranello dell’infantilizzazione dell’adulto?
Diciamo che questo approccio parte da un concetto estremamente universale che è dato da un lavoro libero dell’essere umano.
La possibilità di scegliere a chi appartiene? al bambino? all’adulto? alla persona con demenza?
L’interesse autentico nasce solo dove vi è una scelta basata sull’assecondare un istinto personale, tale da permettere un totale raccoglimento e concentrazione nell’azione.
Come l’ambiente a misura di bambino che viene costruito per permettere di favorire la libera scelta, l’autonomia e il coinvolgimento attivo anche per la persona con demenza si dovrà dare spazio a tale pensiero.
Il modello montessoriano rappresenta un aiuto ma solo un punto di partenza perché come spiegato all’interno del libro gli aspetti della demenza vengono affiancati ad una visione sistemica e retrogenetica specifica della persona con demenza, solo così diviene possibile un intervento mirato.
Dr.ssa Anita Avoncelli
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