DA PAI A PROGETTO DI VITA CON SOFTWAREUNO gruppo ZUCCHETTI

Un interessante articolo che analizza con estrema accuratezza uno dei principi fondamentali del Modello Montessori per le demenze.

Nella realtà però emerge la necessità di avere ben chiaro che cosa significa libertà e come aggettivarla, come renderla concretezza di vita, senza lasciarla semplicemente su carta rendendo la persona con demenza ancora una volta un semplice oggetto di una libertà tanto proclamata ma mai resa autentica.

Ne riporto una parte:

Viviamo in una società sempre più focalizzata sulla libertà dell’individuo, la libertà di essere e di fare ciò che lo rende felice.
Il paradosso di questa continua ricerca di benessere è che internet ci avvolge e crea un mondo di relazioni virtuali e informazioni che confermano e sostengono le nostre idee in modo pericolosamente rassicurante.
Questo succede a noi, ragazze e ragazzi, donne e uomini di ogni età, capaci di esprimere con autonomia e consapevolezza desideri, bisogni e aspettative. Esistono invece delle categorie di persone a cui questa possibilità viene sostanzialmente esclusa; si tratta delle persone affette da disabilità e dagli anziani che hanno perso in parte o totalmente l’autonomia psico-fisica.
Fino agli anni ’80 queste persone erano consapevolmente emarginate dalla società, spesso motivo di vergogna per le famiglie, venivano ospitate da istituzioni caritatevoli i cui metodi spesso mal si conciliavano con la loro definizione. Negli ultimi cinquant’anni, man mano che la concezione di disabilità intellettiva e fisica, congenita o legata all’età, è stata razionalizzata all’interno di un’idea scientifico-fisiologica dell’essere umano, abbandonando il precedente stato animistico-patologico in cui spesso malattia era sinonimo di punizione.

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