INTERVISTA RILASCIATA AL GIORNALE.CH DEGLI ITALIANI IN SVIZZERA
Che cosa hanno in comune il mondo degli anziani affetti da demenza, con quello dei bambini? Nel suo nuovo libro la Dottoressa Anita Avoncelli, ( nella foto a sinistra), con un’illuminante intuizione mette le basi per un nuovo metodo di “cura”, verso chi, man mano perde competenze acquisite che hanno contraddistinto la vita fino a poco prima di ammalarsi.
Persone, non più solo pazienti, dove si ha un’attenzione per la loro storia passata, e per il loro presente che deve ogni giorno insieme al personale sanitario, migliorare per garantire una degenza dignitosa e meno mortificante. Al centro non c’è solo un paziente, ma una persona, che ha bisogno non solo di cure, ma ha un bisogno più’ primario che è quello di non perdere se stesso, nella degenza.
Il metodo Montessori, ad oggi applicato solo al mondo dei bambini, può essere applicato al mondo degli anziani, dove la cura sta proprio negli ambienti dove sono i pazienti, alle loro relazioni e al loro apprendimento, che a differenza di quello dei bambini che acquisiscono competenze per poi evolversi, quello degli anziani è l’opposto, con il conseguente decadimento e oblio.
Anita Avoncelli, laureata in Scienze dell’Educazione a Padova, si è laureata con una tesi dell’importanza del cambiamento evolutivo della famiglia in chiave sistemica, per poi specializzarsi in mediazione familiare con consulenza tecnica d’ufficio. Per anni ha lavorato in ambito educaticativo con utenza psichiatrica e disabilita, collaborando poi con strutture che ospitano persone affette da demenza.
Il libro è una risposo a sinistra), con un’illuminante intuizione mette le basi per un nuovo metodo di “cura”, verso chi, man mano perde competenze acquisite che hanno contraddistinto la vita fino a poco prima di ammalarsi.
Persone, non più solo pazienti, dove si ha un’attenzione per la loro storia passata, e per il loro presente che deve ogni giorno insieme al personale sanitario, migliorare per garantire una degenza dignitosa e meno mortificante. Al centro non c’è solo un paziente, ma una persona, che ha bisogno non solo di cure, ma ha un bisogno più’ primario che è quello di non perdere se stesso, nella degenza.
Il metodo Montessori, ad oggi applicato solo al mondo dei bambini, può essere applicato al mondo degli anziani, dove la cura sta proprio negli ambienti dove sono i pazienti, alle loro relazioni e al loro apprendimento, che a differenza di quello dei bambini che acquisiscono competenze per poi evolversi, quello degli anziani è l’opposto, con il conseguente decadimento e oblio.
Anita Avoncelli, laureata in Scienze dell’Educazione a Padova, si è laureata con una tesi dell’importanza del cambiamento evolutivo della famiglia in chiave sistemica, per poi specializzarsi in mediazione familiare con consulenza tecnica d’ufficio. Per anni ha lavorato in ambito educativo con utenza psichiatrica e disabilita, collaborando poi con strutture che ospitano persone affette da demenza.
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